La crisi finanziaria e la fine della Legislazione spesso porta con sé il germe della dismissione del Patrimonio Pubblico ossia la cessione di beni mobili, delle concessioni demaniali e statatali e delle partecipazione societarie e la valorizzazione dei beni degli enti territoriali, ossia attività minori di proprietà dello Stato Italiano al fine di fare cassa alla svelta.
Il Seminario del MEF sul Patrimonio Pubblico
La scorsa settimana il ministero dell’economia e delle finanze rendeva noto il risultato di uno studio portato avanti per valutare la redditività aziendale generata dagli immobili e le società partecipate, i costi ed i benefici connessi alla loro gestione e mantenimento.L’intento di queste poche slides era chiaro: far passare il messaggio che dal momento che la redditività degli asset non è elevata si vende tutto. Nel seminario sul patrimonio pubblico 2011 avete modo di leggere alcuni informazioni sintetizzate sulla redditività degli asset Statali.
L’assunto di partenza è che un maggiora efficienza nell’utilizzo delle risorse dovrebbe portare ad un minore rapporto debito PIL e di conseguenze migliori condizioni nell’erogazione di del credito e di conseguenza anche minori costi di interessi sul capitale preso a prestito. Questo agevolerebbe per il tramite degli investimenti (che dovvrebbero aumentare al diminuire del tasso di interesse), un maggiore sviluppo innescando un processo circolare.
Ulteriore assunto a cui si può facilmente arrivare è che nel breve periodo i maggiori effetti si ottengono con le dismissioni per massimizzare la riduzione del debito nel lungo periodo, invece, meglio l’aumento della redditività del patrimonio. Della serie se non avete i soldi vendete tutto così avete i soldi, pochi maledetti e subito.
Valorizzazione delle concessioni e del patrimonio immobiliare allo Stato attuale
Esiste un Federalismo demaniale che può rappresentare un’opportunità per la valorizzazione dei beni del demanio idrico, marittimo, aereonatico e delle miniere attraverso il partnerariato con il privato. ma questo è stato già fatto per il tramite del meccanismo dei bandi di ara competitivi. se ne senti parlare in giro non conosco una persona che mi ha raccontato di aver vinto dei bandi di gara in modo competitivo.
iniziativa meritevole di interesse è quella di sviluppare il portale del patrimonio PA a valori di mercato che si prefigge l’obiettivo di rendere note le proprietà dello Stato, altro punto su cui esiste un rilevante gap informativo a cui dovrebbe essere associato altresì un processo di semplificazione normativa e legislativa.
Ulteriore assunto invece con cui mi trovano in accordo è che la redditività del patrimonio pubblico aumenta grazie al contributo del settore privato alle politiche di valorizzazione ed in questo. Fermo restando la semplicità con cui si considera una decisione del genere di come si arrivi a queste conclusione, non vedo i responsabili di questo per quello che concerne gli immobili che si vorrebbero svendere. Vorreste far credere che non vi sono deputate non solo al loro mantenimento ma anche alla loro gstione, che hanno il compito di trovare iniziative per rendere sempre più redditizi ed efficienti non solo al fine di celebrare la mgneficienza dello Stato ma anche per portare un surplus ed un utile nelle casse dello Stato.
Nessuna responsabilità per nessuno?
Nessuno ha colpa della scara redditività? E chi ricopre i posti del Top Managament di queste aziende, Chi sono i responsabili che avrebbero dovuto fino ad oggi far generare redditività da queste attività? Non direte per l’ennesima volta che avete trovato al vostro insediamento una situazione molto critica altrimenti come avviene non bisognerebbe nemmeno accettare il mandato dal lauto compenso ed i benefici ad esso connessi.
I cittadini hanno bisogno di avere dei responsabili, hanno bisogno di sapere che sono state messe le persone ai posti giusti per governare e per gestire le risorsi nazionali altrimenti l’errore e la responabilità sarà dei soggetti che gli hanno permesso di farlo.
Una possibile soluzione
Visto che l’intento primario del paese è quello di rilanciare l’economia e le imprese italiane agevolando l’accesso ai giovani perchè non è possibile gestire l’enorme patrimonio pubblico attraverso un patto tra Stato e giovani imprenditori con buoni e meritevoli iniziative imprenditoriali nelle tasche in grado di rischiare. Il primo nodo fondamentale per l’avvio di un impresa sono gli investimenti iniziali molto spesso collegati agli elevati costi per canoni di locazione o affitto di locali dove esercitre l’attività.
Andrebbe fatta una rapida analisi della conformazione del tessuto imprenditoriale circostante imprenditoriale in tempi rapidi e non a scapito dell’inizio delle attività per vedere se possono nascere delle sinergie a livello locale. Nessun intervento deve andare a discapito dei tempi di realizzo dell’inizaitiva e soprattuto devono esserci tempi certi di risposta motivata da parte dell’amministrazione pubblica.
L’integrazione verticale tra le aziende è un fenomeno endogeno del tessuto produttivo di cui l’italia con i sui distretti distretti industriali minori ne è sempra stata la maestra.
Il fine ultimo infatti di questa proposta non solo è la nascita di nuove iniziative produttive di nuove imprese ma anche quella del consolidamento dei piccoli distretti industriali che prima o poi, e molti lo stanno facendo, si stanno scontrando con l’elevata offerta di beni e servizi a basso costo proveniente dall’oriente.
Perchè allora non concedere in locazione agevolata o anche gratuita alle migliori iniziative imprenditoriali beni dello Stato non utilizzati con una durata di 2, 3 o 4 anni, a fronte della quale si potrebbe immaginare una partecipazione dello Stato nei rendimenti per i primi anni di attività. Allo scadere ed in base ai parametri aziendali vengono definite eventuali rinnovi contrattuali incentivando allo sviluppo e alla redditività aziendale.
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Seminario Patrimonio Pubblico 2011
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